Martha Peake.
Martha Peake di PatrickMcGrath, un autore che ho avuto il piacere di leggere grazie alla sua opera maggiore #Follia, esaltato fin da subito dalla critica e finalista al prestigioso Whitebread Prize per la narrativa.
Nell’opera di oggi, lo scrittore si mette totalmente in gioco dando vita ad una storia cupa, ambientata tra le pullulanti vie della Londra di Hogarth e le prime colonie del Massachusetts durante gli anni della Rivoluzione Americana .
Il lettore, fin da subito – probabilmente a causa dello stile narrativo in prima persona dell’anziano Ambrose, il quale si cimenta in una reminiscenza dal ritmo ardito e a tratti immaginato per via dell’età avanzata - viene catapultato in questo mondo dall’atmosfera gotica e decadente, tardo ottocentesca (cimiteri, deliri, deformità, incesti) in una condizione di forte tensione e paura.
Un romanzo, quindi, dai risvolti storici, ben diverso dalle opere precedenti permeate da una costante angoscia che teneva incollato il lettore dall’inizio alla fine. Qui in Martha Peake, sebbene tutto ciò venga presentato sotto una luce differente, non si può smettere di divorare la storia fin quando non si arriva all’ultima pagina. Molto più vicino al genere "gotico" che psicoanalitico, anche qui sono presenti elementi narrativi importanti come la malattia, l’ossessione, la pazzia e la morte, i quali si tessono romanticamente in un quadro che mostra, solo marginalmente, il tema della Rivoluzione americana, ma che percorrono insieme la storia di una ragazza (da cui il nome del libro) che cerca di sottrarsi all’amore ossessivo del padre e quella di eroina della sua epoca.
Vi consiglio di correre in libreria, se non lo avete ancora fatto e leggere assolutamente questo libro, perché vale davvero la pena.©
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